Iniziata la raccolta di firme per i 4 Referendum sul lavoro. Tutte le indicazioni per firmare on line

Il 25 Aprile, giorno della Liberazione, è iniziata la raccolta di firme a sostegno dei 4 Referendum proposti dalla Cgil e sostenuti da un ampio arco di forze associative.

Si tratta di 4 Referendum abrogativi di norme legislative approvate negli ultimi decenni che hanno prodotto una grave svalorizzazione del lavoro: l’aumento del precariato e del lavoro a termine, influito sulle morti bianche nei luoghi di lavoro con la parallela deresponsabilizzazione delle imprese appaltanti, facilitato il licenziamento illegittimo e limitato il diritto ad un giusto e congruo indennizzo in caso di licenziamento; bloccato la crescita dei salari.

La continua precarizzazione del mondo del lavoro e la riduzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici è iniziato molti anni fa e costituisce anche la causa principale del declino dell’Italia, con la riduzione del potere di acquisto delle persone che lavorano e quindi dei consumi basilari per gran parte della popolazione; ridotto il tasso di sviluppo del PIL e accentuato la crescita percentuale del debito pubblico.

I redditi da lavoro, il cui potere di acquisto è fermo a 30 anni fa, sono stati tassati oltre il doppio dei redditi finanziari e la distribuzione della ricchezza è ulteriormente peggiorata privilegiando le fasce alte di reddito e una minoranza di rentiers immobiliari e finanziari che detengono oggi quasi la metà della ricchezza del paese.

La dinamica di contenimento del debito pubblico, con la difficoltà a finanziare i servizi sociali di base (sanità, scuole, infrastrutture, ecc.) è anche una conseguenza di questa lotta di classe contro i lavoratori. E la successiva privatizzazione di molti servizi pubblici risponde alla stessa logica inaugurata dal neoliberismo in America e Gran Bretagna all’inizio degli anni ’80 e successivamente diffusasi nell’Europa continentale e in Italia.

Anche dopo la gravissima crisi del 2007-08 che in Italia ha avuto il suo apice tra il 2011-2013, piuttosto che ad una inversione di percorso, si è assistito ad un peggioramento della situazione, con un alternarsi di governi che non sono stati in grado di affrontare i nodi strutturali dell’economia e con una politica in grande parte al rimorchio degli obiettivi delle grandi imprese globalizzate, con l’unico obiettivo – dichiarato e neanche raggiunto – di attrarre investimenti attraverso l’abbassamento del costo del lavoro: una competizione al ribasso che ha distrutto la condizione di vita di milioni di persone e che mette a rischio di povertà altre decine di milioni di persone, come mostrano con evidenza tutti gli indicatori ufficiali a partire da quelli Istat.

Altri indicatori sociali mostrano gli effetti perniciosi di queste politiche, come il decremento demografico, lo spopolamento di intere aree interne del nostro paese e la nuova emigrazione italiana che, solo nel corso di poco più di dieci anni, ha portato oltre 3 milioni di persone ad intraprendere il classico percorso emigratorio verso l’Europa del centro-nord e altre mete oltreo-ceaniche.

I 4 Referendum proposti dalla CGIL sono, da questo punto di vista un’occasione importante per provare ad invertire questo corso malsano delle cose per affrontare seriamente le questioni centrali della situazione italiana. Lo sono ancora di più in un contesto internazionale che si va progressivamente avvitando verso una guerra decennale, con spese progressive che dovrebbero assere destinate al riarmo e per l’arroccamento del cosiddetto occidente rispetto ad altri paesi e continenti emergenti, a spese però, proprio dei popoli che abitano l’occidente.

Bisogna essere coscienti che la logica dello scontro e della guerra preserva – ma non è neanche certo – solo le sue élite apicali strettamente connesse con i grandi apparati finanziari-industriali, a partire da quelli degli armamenti e a tutti gli altri ad essi legati, compresi i loro livelli politici. Ma, ammesso che funzioni, lo farà – come lo sta già facendo – a spese non dei russi o dei cinesi o di altri, ma a spese della grande maggioranza delle stesse popolazioni dell’occidente.

Bisogna diventare coscienti che al di là delle fake news diramate da un impressionante schieramento mediatico che è parte integrante dello scontro e della logica di guerra, l’unica alternativa reale al baratro che si sta preparando è il riequilibrio della ricchezza mondiale e il riequilibrio e la ridistribuzione della ricchezza all’interno di ogni singolo paese. La sostituzione della logica di competizione sfrenata con una logica di cooperazione a tutti i livelli e del rispetto dei diritti di tutti.

I 4 Referendum sul lavoro proposti dalla Cgil in Italia sono un passaggio importante per avviare, a partire dal nostro paese, questo riequilibrio.

Le nostre collettività all’estero, diffuse in tanti paesi del nord e del sud del mondo, possono dare un loro specifico contributo a questa battaglia di solidarietà e di civiltà, proprio perché la loro genesi e la loro condizione è stata effetto di analoghe contraddizioni.

E perché la nuova emigrazione italiana degli ultimi 15 anni è, in particolare, uno dei prodotti più evidenti delle malsane politiche neoliberiste che si sono succedute – con la continuità di vari governi – in quest’ultimo ventennio. Sia che si resti all’estero, e ancor più se si intenda rientrare in Italia, questi quesiti referendari interessano tutta la nuova emigrazione italiana.

L’auspicio è quindi che anche all’estero si produca una mobilitazione a sostegno di un risultato positivo per i 4 referendum (per i quali si voterà all’inizio del 2025), a partire dalla raccolta delle firme che è iniziata ieri.

Rodolfo Ricci

(FIEI)


I 4 quesiti abrogativi da firmare:

1. Abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi

Si interviene a ripristinare per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori operanti in unità produttive con più di 15 dipendenti la normativa dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori come modificato dalla legge n. 92 2012, ossia la regola della reintegrazione nel posto di lavoro nei casi più gravi di licenziamento (perché del tutto privi di giusta causa o giustificato motivo, oggettivo o soggettivo).
Il decreto legislativo n. 23 del 2015 ha sottratto la tutela della reintegra agli assunti a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015 prevedendo, in caso di licenziamento dichiarato illegittimo per assenza di giusta causa o di giustificato motivo, solo una monetizzazione.
Si è così creata – con le cosiddette “tutele crescenti” – una ingiustificata disparità di trattamento, peraltro anche in caso di licenziamenti collettivi, in ragione della data di assunzione.
Nell’immediato il ritorno alla disciplina dell’articolo 18 rafforza la posizione del lavoratore nei confronti del datore di lavoro e determina un importante effetto dissuasivo.

2. Abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese

Si interviene a tutela dei dipendenti di datori di lavoro con meno di 16 addetti eliminando il tetto massimo di indennizzo in caso di licenziamento illegittimo.
L’abrogazione del tetto massimo all’indennizzo consentirebbe al giudice, qualora considerasse il licenziamento illegittimo, di riconoscere una tutela adeguata alla lavoratrice e al lavoratore in considerazione di diversi parametri (età; carichi familiari; capacità economica dell’azienda) senza una preventiva limitazione del quantum.
La stessa Corte costituzionale, del resto, seppure con riferimento ad un’altra norma, ha recentemente riconosciuto che il “numero dei dipendenti non rispecchia di per sé l’effettiva forza economica del datore di lavoro”, criticando l’esistenza di un “limite uniforme e invalicabile di sei mensilità” applicabile a datori di lavoro che possono rappresentare realtà molto diverse tra loro.

3. Abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine

L’effetto del quesito è il ripristino dell’obbligo di causale per il ricorso al contratto di lavoro a termine. L’attuale disciplina si connota per la a-causalità (la mancanza di condizioni limitative e dunque di una ragione giustificata obiettiva e temporanea verificabile dal giudice) dei contratti di durata non superiore ai dodici mesi. Infatti, ricorre l’obbligo di causale per i soli contratti a termine di durata superiore ai dodici mesi.
Al fine di ridurre la diffusione di lavoro precario che la normativa vigente è in grado di alimentare, questa proposta referendaria mira a limitare il ricorso al lavoro a termine reintroducendo la necessaria presenza di una causale giustificativa temporanea disciplinata e prevista dai contratti collettivi.
Si prevede inoltre l’abrogazione della possibilità che la causale possa essere individuata dalle parti individuali del contratto di lavoro, che nei fatti apre la strada ad assunzioni a termine senza alcun controllo.

4. Abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante

Il quesito referendario mira ad estendere in ogni caso la responsabilità civilistico-risarcitoria dell’imprenditore committente, appaltante lavori o servizi, per i danni derivanti dagli infortuni sul lavoro subiti dai dipendenti dell’appaltatore e di ciascun sub-appaltatore oltre la quota indennizzata dall’INAIL (danno differenziale).
Il risarcimento del danno differenziale consiste nella differenza tra l’indennizzo che l’INAIL riconosce al lavoratore in caso d’ infortunio o malattia professionale (indennizzo forfetizzato e quindi non onnicomprensivo di tutti i danni subiti) e quello che il giudice riconosce al lavoratore a copertura dei danni ulteriori subiti in base alle tabelle civilistiche.
L’utilizzo della responsabilità solidale – che il referendum mira a ripristinare nella sua totalità – è la regola di base generale volta a impedire che le diverse forme di decentramento produttivo si risolvano nella limitazione delle tutele del lavoro, facendo sì che il committente si rivolga ad appaltatori solidi finanziariamente e in regola con le norme antinfortunistiche.


COME FIRMARE I 4 REFERENDUM SUL LAVORO

Procedura raccolta firme Piattaforma Digitale

Di seguito viene descritto il flusso operativo che consente ad una/un sottoscrittrice/ore di partecipare alla raccolta firme attraverso la piattaforma digitale.

1. Il/la sottoscrittore/trice accede alla landing page fatta da CGIL, contenente la descrizione dell’iniziativa (www.cgil.it/referendum), attraverso un link o un QR code.

2. Inserisce:

a. la propria email (Il sottoscrittore/trice dovrà essere in possesso di una mail valida per poter completare il processo di sottoscrizione).
b. il Comune di iscrizione alle liste elettorali
c. Accettare il consenso privacy CGIL (obbligatorio)
d. Scegliere se accettare il secondo consenso privacy CGIL (facoltativo)

3. La piattaforma invierà una mail di conferma (all’indirizzo fornito dal sottoscrittore/trice) per certificarla e per fornire il link per la piattaforma di
sottoscrizione.

4. A questo punto, il/la sottoscrittore/trice, DAL PROPRIO CELLULARE o PC, cliccherà sul link presente nella mail, verrà reindirizzato alla piattaforma di Namirial Onboarding e dovrà:

a. accettare i termini e condizioni per poter ricevere un certificato FEQ dalla Certification Authority Namirial;
b. selezionare quali (tutti, solo uno o una selezione) quesiti sostenere (ogni quesito sostenuto produrrà poi un documento firmato e marcato temporalmente);
c. scegliere se indentificarsi con SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE (Carte di Identità Elettronica) e quindi eseguire la classica procedura di identificazione definita dallo specifico Identity Provider;
d. una volta completata l’identificazione SPID o CIE, utilizzando i dati estratti dall’identità digitale del sottoscrittore/trice, Namirial effettuerà la firma dei
documenti collegati ai quesiti scelti tramite FEQ (firma automatica, senza OTP);

5. una volta completata la fase di identificazione e firma il sottoscrittore/trice verrà indirizzato, sempre dal proprio cellulare o PC, verso una pagina di ringraziamento fornita da CGIL, che gli darà la possibilità di sostenere con un eventuale contributo volontario l’iniziativa referendaria.

6. Il sottoscrittore/trice riceverà sulla mail fornita all’inizio della procedura:

a. i documenti/quesiti firmati
b. il contratto di rilascio della Firma Elettronica Qualificata
c. Il link all’informativa privacy : https://www.cgil.it/la-cgil/informativa-generale-per-raccolta-firme-per-referendum-nxnqO03d

7. Namirial prenderà in carico la gestione dei documenti firmati (invio verso i Comuni tramite PEC per raccogliere da questi i certificati elettorali dei sottoscrittori/trici) e invierà le numeriche a Sintel suddivise per comune di iscrizione alle liste elettorali.

8. L’indirizzo e-mail fornito non potrà essere riutilizzato per più flussi di firma

9. La stessa persona (fornendo 2 diverse email) potrebbe firmare più volte l’iniziativa, ma la piattaforma sarà comunque in grado di riconoscere il duplicato e impedire che l’utente possa procedere oltre. Per fare questo utilizzerà le credenziali SPID/CIE fornite dall’utente. Per evitare attacchi informatici alla piattaforma, i campi da compilare da parte del sottoscrittore prevederanno un captcha.

10. Il costo dell’intera procedura è a carico del Comitato Promotore.

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